Storie sul comune di TERAMO

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Interamnia [ torna all'indice ] [ chiudi questa sezione ]

La città di Teramo ha origini antichissime: non è possibile stabilirne con certezza la data di fondazione, tuttavia il ritrovamento di corredi funerari simili a quelli di alcune tombe protostoriche picene, testimonia la sua esistenza in età preromana. Secondo alcuni storici la sua fondazione è dovuta ai Fenici che, giunti nel territorio dove oggi sorge Teramo, e che chiamarono "Petrut" cioè "luogo elevato circondato dalle acque", fondarono un emporio commerciale che con il tempo divenne un centro di riferimento per le popolazioni pretuziane. Capitale del Pretutium con il nome di Interamnia Praetutiorum ( per distinguerla da Interamnia Nahars - l'attuale Terni - e da Interamnia Lirinas) , godette di una relativa indipendenza dai Romani fino al III sec. A.C. quando fu assoggettata da Silla e successivamente trasformata da municipio in colonia. L'imperatore Cesare Augusto la inserì nella V regione romana e sotto l'imperatore Adriano la città, che già aveva tratto vantaggio dalla conquista romana grazie ai collegamenti con Roma tramite le strade consolari, conobbe un periodo di grande splendore che portò alla realizzazione, di alcuni templi, del teatro e dell'anfiteatro.

Teramo - veduta aerea del teatro romanoIl teatro romano, poco distante dalla cattedrale, ancora oggi è utilizzato per manifestazioni culturali e sportive. La cavea, del diametro di ben 78 m, poteva ospitare circa tremila spettatori; della scena è stato riportato alla luce solo il tratto orientale.

L'alzato dei palcoscenico è decorato con nicchie alternate sermicircolari e rettangolari. La ricchezza delle decorazioni e il tipo di costruzione datano il complesso intorno al 30 a.C.; la muratura interna era realizzata in tufo e mattoni, l'impianto della cavea, invece, era costruito in travertino e poggiava su venti arcate, due delle quali ben conservate, alle quali corrispondevano altrettanti fornici radiali destinati a sostenere le gradinate. A ovest del teatro sorgeva l'anfiteatro, i cui resti in laterizio si possono vedere lungo via San Berardo, sulla fiancata sinistra della cattedrale e incorporati nelle mura del cortile dell'attuale liceo artistico. L'anfiteatro risale al III-IV secolo ed era di modeste dimensioni; l'ingresso principale si apriva a oriente. Molte pietre lavorate dell'anfiteatro si trovano conglomerate nelle mura esterne della cattedrale, che conserva altri resti romani. Alla fine del secolo scorso nella chiesa fu trovata addirittura una casa romana interrata a tre metri di profondità. Nelle cantine di casa Savini, in via Antica Cattedrale, è stato scoperto un bellissimo mosaico che raffigura un leone in lotta con un ser- pente; di questa importante dimora sono stati 'ricostruiti' l'atrio con il pavimento in mosaico, il tablino, che è l'ambiente più importante di una casa romana, e l'ingresso, che però è stato ricoperto

Nel 410 D.C. (anno del sacco di Roma) i Visigoti invasero la zona del Picenum e Interamnia fu praticamente rasa al suolo. Ricostruita nel 568, fu conquistata dai Longobardi. Sotto la dominazione longobarda fu annessa al Ducato di Spoleto con i nomi, in successione, Aprutium (Ad Praetutium),di Interamnia e di Teramum. Conquistata e perduta più volte dai Normanni andò poi soggetta ad una dominazione vescovile. Nel 1234 Federico II di Svevia ripartì il Regno di Sicilia in nove Giustizierati e Teramo fu annesso a quello referente a Sulmona. Al prospero periodo della dominazione vescovile, di cui è testimonianza la costruzione di importanti monumenti (ad esempio la nuova Cattedrale) seguirono anni difficili, caratterizzati da calamità (terremoto del 1380), brigantaggio e guerre civili tra le fazioni facenti capo alle famiglie Melatino e De Valle. Alla fine del XIV secolo Teramo passò sotto la Signoria degli Acquaviva che riuscirono a sedare, temporaneamente le, ormai centenarie, lotte intestine. Tali ostilità ripresero, tuttavia, nel secolo successivo. Questo periodo, ad ogni modo, fu, nel complesso, improntato ad un grande fermento artistico che portò alla realizzazione di opere notevoli come il Paliotto d'argento di Nicolò Da Guardiagrele. Negli ultimi anni del XVI secolo la città fu occupata dai Francesi, per poi, in seguito, tornare in possesso degli Spagnoli e di qui seguire le sorti del Regno delle Due Sicilie.

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Storia

Antichissima colonia fenicia Petrut o Pretut fenicia, nata come emporio commerciale, capitale dei Pretuzi, fu annessa alla regione picena da Augusto come Interamnia Praetutianorum (III secolo a.C.), che acquisì splendore architettonico e raffinatezza culturale sotto l'imperatore Adriano, deve il nome proprio ai due corsi d'acqua che la delimitano e riunendosi poco dopo l'abitato la collegano al vicino mare.

Con la caduta dell'Impero romano (476) la città, distrutta dai Visigoti (410) e in seguito incendiata (XII secolo), dominata dai Longobardi (VII-XII secolo) e poi dai Normanni, attraversa momenti difficili.La rinascita comincia quando il vescovo Giulio II fa ricostruire la Cattedrale bruciata e si conferma sotto Federico II. Dopo che Carlo I d'Angiò divide l'Abruzzo in Citeriore e Ulteriore, Teramo (inclusa nell'Ulteriore) si arricchisce di ulteriori monumenti, tra i quali spiccano il portico del Palazzo Vescovile e il portale della Cattedrale (XIV secolo).

Nel XV secolo la crescita economica e culturale viene nuovamente ostacolata dalla rivalità tra la famiglia dei De Melatino (fazione degli Spennati, cosiddetti perché furono quelli che ebbero la peggio e rimasero come uccelli senza piume) e dei De Valle (fazione dei Mazzaclocchi, da "mazzaclocca", la mazza che usavano come arma), caratterizzata da atti di estrema violenza; la "esemplare" impiccagione di 13 Spennati viene ricordata da uno scudo di pietra sul quale sopra due teste con la lingua fuori compare la scritta "A lo parlare agi mesura". La leggenda narra che furono le donne teramane a porre fine all'assurda guerra, proclamando uno sciopero degli affetti.

Nonostante i disordini interni, nel corso del '400 a Teramo operano grandi artisti (Jacobello del Fiore, Nicolò da Guardiagrele) e vengono intensificati i rapporti commerciali con l'Umbria, la Toscana e Venezia.

Nel settecento e nell’ottocento Teramo ebbe una vivace vita culturale aprendosi alle idee illuministe di illustri studiosi, come Melchiorre Delfico, a cui diede i natali. Fino all'Unità d'Italia (1861) la città segue le sorti del Regno di Napoli e subisce l'occupazione austriaca e francese (XVIII secolo).

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