subregione Lodigiano

subregione
Lodigiano
Regione:
Lombardia
Capoluogo:
Lodi
n°comuni:
74
perimetro:
288 km
superficie:
984 km2
superf. calcolata:
982,57 km2
abitanti (istat 2023):
321.074

le subregioni della regione Lombardia :

Altomilanese - Bergamasca - Bresciano - Brianza - Comasco - Cremasco - Cremonese - Grande Milano - Lecchese - Lodigiano - Lomellina - Mantovano - Oltrepò Pavese -

mappa subregione LODIGIANO e dei singoli Comuni   

Il territorio Lodigiano si identifica in quella porzione di Pianura Padana lombarda che si distende tra i fiumi Lambro, Adda e Po mentre, a nord, è indicativamente delimitato dal canale della Muzza - Addetta, vera e propria opera di ingegneria idraulica del XIII secolo che costituisce la colonna portante di tutto il sistema irriguo del territorio, nato dall’esigenza di un’irrigazione continua dei campi, bisognosi perché composti soprattutto di ghiaia e sabbia nel sottosuolo. Confina a nord con la Provincia di Milano, ad est con la Provincia d Cremona, a sud con la Provincia di Piacenza e ad ovest con la Provincia di Pavia.

Sono proprio i corsi d’acqua, naturali ed artificiali, gli elementi tipici del paesaggio lodigiano.

Bagnato, quindi, da due importanti corsi d’acqua, come l’Adda ad est ed il Po a sud, che fungono quasi da confini naturali, il Lodigiano nel corso dei secoli ha avuto in questo elemento un’importante risorsa per la propria sopravvivenza. Il Po, che nel Lodigiano tocca sette comuni, presenta un paesaggio di grande fascino, soprattutto in prossimità dei tre attracchi fluviali: quello di Corte Sant’Andrea, 34a tappa dell’antica Via Francigena, quella che collegava l’antica Roma con la Gallia, con il suo piccolo pontile ancor oggi adatto per l’attraversamento del grande fiume da parte dei pellegrini e quelli in Località Gargatano (nel comune di Somaglia) e Morti della Porchera (Corno Giovine).

Il terreno è tipicamente alluvionale e la composizione del suolo, reso fertile dall’instancabile opera di bonifica intrapresa già dai monaci cistercensi, lo rende particolarmente adatto alle coltivazioni.

Queste caratteristiche hanno indirizzato lo sviluppo economico verso la filiera agro-alimentare cioè in direzione della trasformazione, lavorazione e vendita dei prodotti di origine agricola. Il Lodigiano è infatti uno dei più importanti centri italiani per l’agricoltura e per l’allevamento, tanto da costituire un polo di livello europeo nel settore zootecnico: alle porte di Lodi, sorge il Parco Tecnologico Padano, polo internazionale per lo studio della genetica degli alimenti e per il sostegno e l’innovazione del comparto agro-alimentare.

Il Lodigiano è, quindi, una fertile pianura con intensa attività agricola che ha avuto un certo sviluppo industriale a partire dagli anni Cinquanta soprattutto nella zona a nord verso il territorio milanese. A San Colombano al Lambro il terreno si innalza in una leggera ondulazione collinare di poco più di un centinaio di metri, un rilievo densamente coltivato a vitigno, che produce vini Doc e Igt, fra i quali il rosso San Colombano.

Il territorio si presenta inoltre ricco di testimonianze di storia, arte e cultura. Il suo patrimonio artistico è visibile in tutto il suo splendore in ogni angolo della città di Lodi, come nei paesi che le fanno da corollario. Tutte da scoprire sono le chiese, le abbazie, i castelli, le ville e i palazzi ricchi di testimonianze del passato. Castelli e chiese sono un tratto distintivo di questo territorio e risalgono all’epoca in cui la zona dell’Adda era un’importante linea difensiva dell’Impero. Raccolte d’arte e musei custodiscono inoltre lo straordinario patrimonio artistico composto da opere di pittura, scultura e manufatti della tradizione agricola.

Il Lodigiano, grazie all’armoniosità di un territorio sostanzialmente pianeggiante, può essere considerato una sorta di modello per il cosiddetto “turismo lento”, grazie anche ad una buona accessibilità sia in termini di interscambio modale, con il ferro, la gomma, e il natante, sia per i collegamenti diretti ed immediati con le reti ciclabili di tutte le Province limitrofe.

Il territorio Lodigiano si presenta quindi come luogo ideale per chi desidera pedalare con facilità, grazie alla presenza di una rete ciclabile che supera i 500 chilometri di estensione.

Infine, il turista può farsi catturare dall’offerta enogastronomica, le cui peculiari sono la genuinità, la semplicità e la gustosità. In ciò si avvale di quanto la “fertile terra laudese” offre al meglio. La gastronomia del territorio si presenta con cibi resi quasi nobili dai tre principali ingredienti che, da sempre, sono vanto della zona: il burro, il formaggio e gli insaccati di maiale. Una cucina che rispecchia la vocazione agricola del Lodigiano, ricca di piatti che sono il frutto della sapiente elaborazione dei prodotti della cascina.

Per coloro che amano l’artigianato, la massima espressione è rappresentata dalla pregiata ceramica lodigiana, in quanto la pianura lodigiana, data la sua origine alluvionale, ha un substrato di argilla, ingrediente essenziale per la produzione delle ceramiche che caratterizza l’artigianato locale. La sua tradizione risale al Cinquecento ed è considerata fiore all’occhiello nella cultura e nell’economia di Lodi avendo ottenuto il marchio doc con il nome di “Vecchia Lodi”, unico doc dell’artigianato tipico in Lombardia.

La zona è storicamente omogenea e le origini storiche del territorio lodigiano sono più che bimillenarie. L'attuale comune di Lodi Vecchio sorge nel sito dell'antico fiero Comune di Lodi, che fu raso al suolo dal Barbarossa durante le lotte fra i Comuni e l'Impero. La Lodi attuale corrisponde alla città che fu ricostruita, dopo la distruzione da parte di Milano, da Federico Barbarossa stesso nel 1158 con il nome di Laus Nova, in quanto la Laus Pompeia antica era stata distrutta.

Terminate le libertà comunali e sorte le Signorie, il territorio venne inglobato nel Ducato di Milano e seguì sempre le sorti della metropoli lombarda. Amministrativamente mantenne una buona autonomia, costituendo un territorio provinciale che per un certo periodo comprese anche il Cremasco. Nel 1859, il governo del regno di Sardegna lo declassò a Circondario della provincia di Milano. Le battaglie per recuperare l'autonomia amministrativa provinciale non vennero però mai meno, finché il Lodigiano raggiunse il proprio scopo ridiventando provincia autonoma con il Dl del 6 marzo 1992 n. 251, in attuazione della Legge 8 giugno 1990 n. 142.

Il dialetto lodigiano è una delle varianti del ramo occidentale o insubre della lingua lombarda, parlato nella provincia di Lodi, in alcuni comuni lungo il confine delle province di Milano (nelle aree di Paullo e Melegnano) e Pavia (nella zona di Chignolo Po e Miradolo Terme), nei comuni occidentali del Territorio Cremasco e nell'exclave milanese in territorio lodigiano di San Colombano al Lambro.

A differenza del dialetto pavese, per il quale è discussa l'appartenenza alla lingua lombarda (sottogruppo occidentale) a favore di quella emiliano-romagnola (sottogruppo emiliano), pare certo che il lodigiano possa essere incluso nel sottogruppo occidentale, pur se influenzato dalla parlata emiliana, soprattutto nelle zone di Codogno e Casalpusterlengo che risentono dell'influenza del dialetto piacentino.

Il dialetto lodigiano è classificato tra i dialetti gallo-italici. Gli insediamenti gallici prelatini nel territorio della provincia, la colonizzazione romana ed il susseguirsi delle dominazioni germaniche, spagnole e francesi hanno determinato l'evoluzione e la caratterizzazione della parlata lodigiana.