Storie sul comune di SPOLETO
il '200 [ torna all'indice ] | [ chiudi questa sezione ] |
Nel 1202 a Spoleto dominano i Guelfi, la città è prepotentemente nelle mani del papato e il passaggio del Barbarossa (nel 1154) è bello che dimenticato. Il potere ce l’ha Gregorio di Cavaldimarzo vescovo insediato da Innocenzo dopo la cacciata del vecchio Corrado di Lutzen “mosca in cervello”. A questo punto Rieti, Foligno, Assisi, Città di Castello, Todi, Nocera e Cagli e tutto il reatino erano controllati dal ducato. Il vescovo è affiancato da due consoli eletti da un’assemblea comunale in cui le voci ghibelline sono poco rappresentate. Ottone IV, venuto in discordia con Innocenzo, e portando la guerra nel regno al giovane re Federico, lo rioccupò nell’anno 1210, e lo diede a Diopoldo signore di Salerno, (dipoldo con Corrado di Lutzen aveva aiutato Enrico IV contro Tancredi che in quanto figlio di Guglielmo II rivendicava per se’ il regno di Napoli). Signoreggiò Diopoldo per alcuni anni; e nel 1213 stipulò con Pietro, Simone, Monaldo, e Buonconte, consoli del comune di Spoleto, che avrebbe disfatto il castello di Trevi, dandone loro in pegno il possesso di quel territorio, del quale l’anno veniente (essendo già seguita la distruzione del detto castello) si obbligava a non alienare niuna parte ad alcuno, salvo il comune di Spoleto (38). Poco appresso (1216), cedendo la fortuna d’Ottone innanzi a quella di Federico, ed essendo già il regno tutto commosso per lui, Diopoldo, sorgendogli qui incertezze e pericoli, e volendo recarsi colà per provvedere a’ suoi interessi, si fuggi del ducato.
In città i consoli possono chiamare l’arringa (adunanza di tutti i cittadini) | |
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SPOLETIUM [ torna all'indice ] | [ chiudi questa sezione ] | ||||||||||||
Spoleto, che sorge lungo le pendici del colle Sant'Elia prevalentemente lungo il versante nord-ovest, vanta antichissime origini - fine età del bronzo - come dimostrato da materiale archeologico e resti di necropoli rinvenuti entro il perimetro della città. Nel V-IV secolo a.C. fu storicamente occupata dagli Umbri, popolazione italica di lingua indoeuropea, e divenne presumibilmente un vero e proprio centro fortificato con un'imponente cinta muraria in opera poligonale, come testimoniano i resti delle cosiddette mura ciclopiche. Nel 241 a.C. "colonia" romana e nel 90 circa, dopo la precedente concessione della cittadinanza, "municipio", la città si dotò di una struttura urbana regolare a schema romano, attraversata dalla diramazione della via consolare Flaminia e cinta da mura munite di porte, ed assunse anche un importante ruolo militare; si ricordi la vittoriosa opposizione ad Annibale nella seconda Guerra Punica quando questi nel 217 a.C., sconfitti i Romani al lago Trasimeno, tentava di marciare sulla capitale (l'evento è ricordato in un'iscrizione posta sulla porta duecentesca, in origine romana, denominata dal fatto "Fuga"). Alternando periodi di splendore ad altri di relativo regresso, in special modo a seguito della caduta dell'Impero Romano, Spoleto rivestì sempre una notevole importanza strategica tanto che, nel 571 con Faroaldo, i Longobardi insediarono nel suo territorio un Ducato, che riuscì a mantenere costantemente una certa autonomia dal resto del regno e ad ampliarsi notevolmente. Alla fine dell'VIII secolo ai Longobardi succedettero i Franchi sotto il cui dominio il Ducato iniziò un progressivo declino culminato, per così dire, nell'incendio, saccheggio e devastazione subiti dalla città nel 1155, ad opera dell'esercito di Federico Barbarossa, per essersi opposta in armi al pagamento di un tributo imperiale troppo elevato (la caratteristica Via dell'Assalto, nel borgo medioevale di San Ponziano, prende nome proprio dall'attacco del Barbarossa). Dopo un confuso, contrastato periodo in cui l'Impero e la Chiesa si contesero il dominio sui territori del Ducato ed a cui non furono estranee notevoli faziosità interne, nel 1247 Spoleto, già costituitasi in Comune, fu definitivamente aggregata allo Stato pontificio. In questi primi secoli del nuovo millennio, pur fra gravi incertezze politiche e forse anche grazie ad esse, la popolazione si riappropriò della città, la ricostruì negli edifici principali e la ridefinì urbanisticamente, erigendo, tra l'altro, una seconda e più ampia cinta muraria entro la quale si svilupparono i borghi medioevali, il che le diede quella fisionomia forte ed arroccata, che tuttora conserva. Il XIV secolo, funestato dalla terribile epidemia del 1348 e dal generale sbandamento verificatosi nei territori pontifici in seguito al trasferimento della sede papale ad Avignone, vide la città nuovamente sconvolta da sanguinose lotte intestine che la portarono per un breve periodo sotto il dominio di Perugia. Verso la fine del secolo, per favorire il rientro del Papa in Italia, il legato e vicario pontificio cardinale Albornoz attuò la riconquista di tutti gli stati della Chiesa ed intese difenderla ed evidenziarla con la costruzione di una serie di edifici fortificati. Tra questi, la Rocca di Spoleto, eretta nel punto più alto della città e dominante l'intera vallata, fu per imponenza e posizione il più importante, sede inoltre del Governatorato pontificio. Da questo momento e fino alla fine del XVIII secolo, con alterne fortune, la città rimase sotto il controllo dello Stato della Chiesa e della nobiltà ad esso legata che affermò la propria posizione preminente con l'edificazione di molti palazzi di famiglia in sostituzione e con l'eliminazione di case e interi isolati medioevali; l'aspetto urbanistico interno ne risultò così assai modificato. Sottratta al Papato dai Francesi durante il periodo napoleonico, agli inizi del 1800 divenne capoluogo del Dipartimento del Trasimeno per tornare allo Stato pontificio dopo la Restaurazione. Una delle prime città dell'Umbria ad aderire ai moti risorgimentali, nel 1860, con l'ingresso in città delle truppe del generale Brignone, Spoleto entrò a far parte del nuovo Stato italiano. SPOLETIUM L'impianto urbanistico di Spoleto (l'antica Spoletium), fortemente condizionato dalla particolarità del colle Sant'Elia sulle cui pendici la città sorge, pur risultando di chiara impronta medioevale, evidenzia la netta derivazione dal precedente "reticolato" romano. Questo si sviluppò attorno alla diramazione interna della via Flaminia, ed è particolarmente "leggibile e regolare" nella parte alta della città, ove era fissato il Pomerio (spazio sacro interno ed esterno alle mura), a partire dall'arco di Monterone, con il Cardine massimo (sud-nord) costituito dalle attuali via dell'Arco di Druso, piazza del Mercato (allora il Foro) e via dei Duchi, intersecato dal Decumano massimo (est-ovest): vie del Municipio, del Mercato e Plinio il Giovane. Il Cardine proseguiva irregolarmente nelle vie Fontesecca, Minervio, Salara Vecchia e Porta Fuga, tracciato al quale facevano capo, a spina di pesce, le vie provenienti dai vari terrazzamenti orizzontali del colle. Numerose ed importanti, anche se non sempre accessibili, le testimonianze di epoca romana.
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