subregione Zoldano

subregione
Zoldano
Regione:
Veneto
Capoluogo:
Forno di Zoldo
n°comuni:
2
perimetro:
70 km
superficie:
146 km2
superf. calcolata:
146,04 km2
abitanti (istat 2023):
2.940

Alla subregione appartengono i comuni

Val di Zoldo - Zoppè di Cadore

le subregioni della regione Veneto :

Cadore - Marca Trevigiana - Polesine - Valpolicella - Zoldano -

mappa subregione ZOLDANO e dei singoli Comuni   

La Val di Zoldo (o Val Zoldana, più semplicemente Zoldo o Zoldano) è un'area geografica della provincia di Belluno, solcata dal corso del torrente Maè, affluente destro del Piave. È attraversata per tutta la sua lunghezza dalla Strada Statale 251.

Il 23 febbraio 2016 i precedenti comuni autonomi di Forno di Zoldo e di Zoldo Alto si sono fusi per formare il nuovo comune di Val di Zoldo. Ne sono, quindi, parte i comuni di Val di Zoldo e di Zoppè di Cadore che, nonostante l'appellativo, è completamente inserito nello Zoldano sia geograficamente sia per quanto riguarda i servizi, ma appartiene al territorio cadorino.

Lo zoldano, così come la maggior parte dei dialetti agordini (con il toponimo Agordino si indica il territorio della provincia di Belluno esteso, grossomodo, sull'alto e medio bacino del torrente Cordevole, con centro principale il comune di Agordo) viene generalmente classificato tra le parlate ladino-venete ed è riconosciuto dalla legge 482/1999 come appartenente alla minoranza linguistica ladina.

La definizione ladino-veneta viene utilizzata per identificare le varianti locali del ladino che, pur conservando i caratteri propri della lingua ladina, presentano influenze linguistiche della vicina area veneta settentrionale. La permeabilità alle influenze esterne ha caratterizzato, in varie misure, quasi tutte le valli ladine che hanno come lingua tetto l'italiano, fenomeno che non si è invece verificato nelle zone aventi come lingua di riferimento il tedesco (come la Gardena e la Badia con Marebbe).

La Val di Zoldo avrebbe inizio presso la confluenza del Maè nel Piave, in corrispondenza di Pirago di Longarone. La prima metà è caratterizzata da un paesaggio molto selvaggio e, per la profondità degli orridi scavati dal torrente e la ripidità dei pendii, è stata da sempre poco adatta all'insediamento umano: sorgono solo i due villaggi (Igne e Soffranco, sempre in comune di Longarone) e pochi casolari (casére) isolati; perciò questo tratto non è considerato ancora la vera e propria valle ed è detto Canal del Maè.

Di Val di Zoldo propriamente, si può parlare solo dopo il lago di Pontesei. Il capoluogo storico della zona è Forno di Zoldo, ex comune autonomo ed attualmente frazione del comune di Val di Zoldo. Da qui una valle laterale in sinistra porta a Zoppè di Cadore, posto più a monte.

I rilievi più importanti sono senza dubbio il Civetta (3.218 m), la Moiazza (2.878 m) e il Pelmo (3.168 m), ma degni di nota sono anche la Cima di San Sebastiano (2.488 m), il Tàmer (2.547 m), lo Spiz di Mezzodì (2.324 m), il Prampèr (2.409 m) e il Sasso di Bosconero (2.468); sono tutte comprese nelle Dolomiti di Zoldo, sottosezione delle Dolomiti. Le due grandi vette dolomitiche che sovrastano la Val Zoldana sono, quindi, il monte Civetta e il Pelmo. ll Civetta separa la Val di Zoldo dall‘area dell‘Agordino e dal paese di Alleghe, mentre il monte Pelmo - che si articola in due cime, il Pelmo e il Pelmetto - separa la Val di Zoldo dalla valle del Boite, la più grande vallata del Cadore.

Il versante zoldano del monte Civetta offre alcune delle più belle ferrate della Val di Zoldo - come la via ferrata degli Alleghesi e la ferrata Tissi - che permettono di raggiungere il piccolo e caratteristico rifugio Torrani a 2.984 m. Il monte Pelmo, oltre che per le splendide vie alpinistiche, vanta una delle più affascinanti attrazioni della Val Zoldana rappresentate da impronte di dinosauri. Le potete trovare ai piedi del Pelmetto, a breve distanza dal rifugio Staulanza.

Una vasta area della Val Zoldana, nella frazione di Forno di Zoldo, è inclusa nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Istituito nel 1993 per tutelare la valenza naturalistica e paesaggistica di questa splendida zona delle Dolomiti, il Parco vanta un‘estensione di circa 32.000 ettari ed è popolato da rari esemplari di flora e da molte specie animali che vivono allo stato brado.

Le rare testimonianze rivenute sul passato del Val di Zoldo fanno pensare che nell‘antichità la valle sia stata una semplice zona di confine, mai stabilmente abitata perché lontana dalle vie commerciali e priva di interesse economico.

Le vicende ci sono oscure sino al basso medioevo. Probabilmente, nel corso della preistoria la zona non era stabilmente abitata (mentre in altre valli dolomitiche sono stati trovati i segni di insediamenti stabili), e nemmeno durante il periodo preromano (forse vi abitarono i Norici, abitanti storici dell'attuale Austria centrale, parte della Baviera, della Slovenia nord-orientale e parte dell'arco alpino italiano nord-orientale) e romano. Di quest'ultima epoca rimangono tre iscrizioni, collocate attorno al Civetta, indicanti probabilmente i confini tra i territori di Iulium Carnicum (Zuglio, in provincia di Udine) e Bellunum (Belluno). Per secoli lo Zoldano fu dunque una zona di confine, più tardi tra i territori di Belluno (a cui apparteneva) e del Cadore.

Gli insediamenti stabili si verificano verso l'anno 1000, infatti Zoldo è nominato per la prima volta nel 1031. La valle, fin dal suo piu? lontano passato, era costituita da 10 Regole, antiche comunità, istituite dai Longobardi con l‘editto di Rotari nel 643, e diffuse in queste zone dolomitiche, nelle quali le famiglie originarie del luogo, proprietarie dei beni fondiari, erano chiamate a gestire direttamente tali proprietà attraverso gli organi statutari). Erano: Regola Grande di Fornesiche, Regola di Forno, di Campo, di Astragal, di Dont, di Goima, Regola Grande di Coi, Regola di Fusine, di maroso, di Pecol.

I primi documenti in cui vengono citate sono del 1371 e 1383, ma esse erano sorte alla fine dell‘VIII secolo, quando Zoldo fu assegnato da Carlo Magno ai vescovi di Belluno.

Solo nel 1185 una bolla papale descrive lo Zoldano, amministrato dalla pieve di San Floriano di Forno di Zoldo, alle dipendenze del vescovo di Belluno. Alterne vicende lo diedero una prima volta a Venezia nel 1404, e poi, definitivamente, nel 1420; con la Serenissima rimase sino alla caduta della Repubblica nel 1797. Nel 1508 la zona fu coinvolta nell'invasione del Cadore ad opera delle truppe dell'imperatore Massimiliano I del Sacro Romano Impero. Anche molti Zoldani contribuirono alla vittoria della Serenissima contro la lega di Cambrai, come guide del comandante Bartolomeo d'Alviano. Nel secolo XV la vallata divenne prospera grazie all'attività siderurgica che forniva materiali per l'Arsenale di Venezia (ancora numerosi toponimi ricordano l'esistenza di “Forni”, officine e fucine).

Caduta Venezia, la valle passò dai francesi agli austriaci e viceversa, infine divenne definitivamente austriaca nel 1806; sorsero i Comuni di Forno di Zoldo, di S.Tiziano di Goima (oggi Zoldo Alto) e di Zoppè. I nuovi occupanti finanziarono diverse opere pubbliche; in particolare, fu migliorata la via principale d'accesso e fu realizzata una carta topografica del Regno Lombardo Veneto, importante perché in grado di fornire una precisa rappresentazione del territorio montuoso. Dopo aver partecipato alle vicende del Risorgimento, S.Tiziano di Goima, Zoppè e Forno di Zoldo passarono al Regno d'Italia nel 1866 (inglobando il primo parte della "Regola di Goima", Regola grande di Coi, e le Quattro Regole associate di Mareson, Pecol, Pianaz e Fusine; il secondo la Regola di Zoppè; il terzo La Regola Grande di Fornesighe, la Regola di Campo, La Regola di Astragal, La Regola di Forno, La Regola di Bragarezza, la regola di Dont, la Regola di Foppa e una parte della Regola di Goima quella di Villa e Colcerver).

Nel frattempo, l'industria moderna faceva tramontare la tradizionale attività fabbrile, sicché moltissimi abitanti dovettero emigrare - principalmente nelle Americhe e in Germania - per trovare lavoro. Fra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX, gli zoldani divenendo particolarmente rinomati come gelatieri. Durante la prima guerra mondiale, lo Zoldano dovette subire l'occupazione austriaca sino alla liberazione del 3 novembre 1918. Nel 1958 all'inizio della valle venne costruita la diga di Pontesei, a seguito della quale si formò l'omonimo lago.

La val di Zoldo conobbe un discreto sviluppo a partire dagli anni 60 del secondo dopoguerra grazie al turismo, pur essendo pesantemente colpita dall'alluvione del 1966, a seguito della quale venne ridisegnato, spostato e messo in sicurezza il tratto iniziale della strada che attraversa la valle (oggi statale 251). Il turismo subì un notevole incremento soprattutto a seguito della creazione del Comprensorio sciistico del Civetta (1982), che dall'inverno 1993/1994 fa parte del Dolomiti Superski.