subregione Val Venosta

subregione
Val Venosta
Regione:
Trentino Alto Adige
Capoluogo:
Silandro
n°comuni:
13
perimetro:
216 km
superficie:
1.441 km2
superf. calcolata:
1.441,68 km2
abitanti (istat 2023):
36.232

mappa subregione VAL VENOSTA e dei singoli Comuni   

La Val Venosta (in tedesco Vinschgau o Vintschgau; in ladino Val Venuesta; in romancio Vnuost o Venösta) è una valle dell'Alto Adige occidentale. La Comunità Comprensoriale Val Venosta fu fondata nel 1962 (la prima tra le 8 comunità fondate nel Trentino Alto-Adige). I suoi 13 comuni ricoprono un territorio complessivo di 1.442 km². La quasi totalità della popolazione è di madre lingua tedesca.

La principale località e di fatto capoluogo (sede del comprensorio) è Silandro.

Altre località sono: Curon Venosta, Tubre, Malles Venosta, Glorenza, Sluderno, Prato allo Stelvio, Stelvio, Lasa, Martello, Laces, Senales, Castelbello-Ciardes.

I due distretti comprensoriali sono la Media Venosta (capoluogo Silandro) e l'Alta Venosta (capoluogo Malles). Nel comprensorio c'è solo una città ('civitas', Glorenza) e quattro comuni mercato ('borghi con diritto di mercato', Silandro, Malles Venosta, Laces, Prato allo Stelvio).

La Val Venosta, dal Passo di Resia, dove nasce l'Adige, arriva fino alle porte di Merano, costituisce il lembo più occidentale della provincia di Bolzano. Confina a nord con l'Austria, a ovest con la Svizzera, a sud con la Lombardia ed il Trentino e ad est con il Burgraviato.

La valle è prima in direzione nord-sud, poi, da Sluderno (comune della vallata), in direzione ovest-est. È sormontata dal Gruppo dell'Ortles a sud-ovest e dalle Alpi Venoste a nord-est.
L'Ortles (3.906 m), tra le valli di Solda e Trafoi (comune di Stelvio), è la montagna più alta del Trentino-Alto Adige. Ai suoi piedi si trova il Passo dello Stelvio (2.760  m) con la nota strada panoramica particolarmente importante per la storia del ciclismo su strada.

La Venosta è la zona con meno precipitazioni delle Alpi orientali. Caratteristico è il monte Sole,sul versante meridionale delle Alpi Venoste, che mostra un clima arido-stepposo e una vegetazione unica in tutto l'arco alpino.

Solo dal dopoguerra in poi, una politica di riforestazione ha cambiato volto a gran parte di questo territorio, anche snaturandolo per via della preferenza accordata a una monocoltura di pino nero, estraneo alla vegetazione locale. Secondo una leggenda, che ancora oggi viene presa per vera da molti venostani, ma chiaramente smentita dagli storici, il monte Sole sarebbe stata anticamente ricoperte di vaste foreste di querce, che sarebbero state tagliate per fornire il legname necessario alla costruzione di Venezia.

Il fondovalle, fino alle bonifiche asburgiche del XVIII - XIX secolo, era in prevalenza paludoso, dopodiché la Val Venosta arrivò a meritarsi l'appellativo di "granaio del Tirolo" per la fertilità dei suoi terreni. Oggi è caratterizzata da estesissime piantagioni di mele, che rendono l'agricoltura ancora l'attività più diffusa.

La conformazione geologica e la posizione della valle ed il clima di uno dei luoghi più tipici e inconfondibili dell'Alto Adige, sono i fattori che da sempre hanno contribuito allo sviluppo di una ricca frutticoltura. La scarsa piovosità (coi suoi scarsi 500 mm di precipitazioni annue, la Val Venosta è l'area più povera di precipitazioni dell'intero arco alpino), la presenza costante del sole per oltre 300 giorni all'anno e le forti escursioni termiche che fanno piazza pulita di insetti e parassiti sono i fattori che, uniti all'altitudine, influiscono favorevolmente sul microclima della Val Venosta.

L'altro motore dell'economia locale è il turismo, sia estivo che invernale, anche se la Venosta non è così ricca di infrastrutture turistiche come altre zone dell'Alto Adige.

Piccole industrie sono presente in quasi tutti i comuni della valle. Inoltre vi è una rete capillare di aziende artigianali e commerciali a gestione familiare.

Verso il passo di Resia si trova la diga del lago di Resia, il più grande lago dell'Alto Adige, dove il campanile del paese sommerso di Curon Venosta spunta dalle acque (il paese venne ricostruito situato più in alto dopo la costruzione della diga nel 1950).

Sulla destra dell'Adige, fino in Lombardia, ampia zona del territorio è incluso nel Parco nazionale dello Stelvio.

La Val Venosta è stata popolata molto presto; la migliore testimonianza è Ötzi, l'uomo venuto dal ghiaccio 5000 anni fa, che è stato trovato qui.

La valle prende nome dalla popolazione che vi risiedeva al momento della conquista romana (15 a.C.), i Venosti, che si estendevano fino circa a Lagundo di Merano e ad ovest fino a Nodrio, sconfitti ed assoggettati da Cesare con le guerre retiche.

Furono gli stessi romani a costruire, poco dopo, la prima strada attraverso la catena alpina principale, la Via Claudia Augusta, che attraverso la Val Venosta e il Passo Resia portava fino ad Augsburg (Augusta) in Germania.

La Val Venosta, durante il XV e XVI secolo fu "svizzera", infatti, dal 1415 a circa il 1570, fece parte della Repubblica delle Tre Leghe, che divenne l'attuale cantone svizzero dei Grigioni nel 1803.

Il Medioevo fu contrassegnato da costanti litigi per la supremazia di questo territorio di importanza strategica per via di questa strada. I Conti del Tirolo, infine, ottennero la supremazia e fino alla fine della Prima Guerra Mondiale questo territorio fu governato dalla casa d'Asburgo, prima che, come il resto dell'Alto Adige, passasse all'Italia.

Fino al primo Ottocento, specialmente nell'Alta Val Venosta, la lingua della popolazione era ancora il romancio (dialetto appartenente, insieme al ladino ed al friulano, al gruppo delle lingue retoromanze, di origine neolatina, che oggi è ancora parlata nel Cantone dei Grigioni) e gli scambi culturali più intensi avvenivano con le valli svizzere di Monastero e dell'Engadina, dove si parlava la stessa lingua. Tuttavia, gli abitanti di queste valli si erano convertiti al protestantesimo e questo portò il governo asburgico a politiche di germanizzazione forzata della Venosta a partire dall'epoca della Controriforma. L'eredità ladina si rispecchia ancora in molti vocaboli del dialetto locale, toponimi e cognomi.